Le strade di Kiev, una città un tempo viva di colori e suoni, sono un labirinto di incertezze per Vira, una giovane donna di ventun anni. Con il cuore pesante, insieme alla mamma e al fratellino di otto anni, inizia un coraggioso viaggio per sfuggire alla crescente minaccia della guerra. Scappa dalle bombe e dalla morte, ma anche dalla paura di un futuro che scoraggia i più giovani. Guidano per ore attraverso confini sospesi e paesaggi irriconoscibili. Non è più la sua Ucraina.
Quando raggiungono la Romania, Vira e suo fratello prendono un aereo per l’Italia, mentre la mamma continua il viaggio in auto da sola fino a raggiungere Milano.
Il calore dell’accoglienza dei primi giorni lenisce le ferite e aiuta la famiglia a programmare una sistemazione per la ragazza. La mamma e il piccolo tornano in Ucraina dopo quattro mesi, ma ora Vira ha davanti una speranza: si è iscritta all’Università Bocconi per proseguire gli studi economici e dopo una settimana ha già un lavoro in un ristorante. Pensava che trovare lavoro sarebbe stato difficile. L’annuncio di un’opportunità di impiego la coglie di sorpresa e le concede un respiro per occuparsi concretamente della sua famiglia e per mantenersi agli studi.
La famiglia in Ucraina attraversa un altro momento straziante, quando saluta il padre che parte al fronte. Vira rimane a Milano: il lavoro e gli esami la chiamano a restare. Con dolore e immensa nostalgia saluta il suo papà e riprende in mano il suo sogno.
Vira desidera studiare, conoscere la complessità, lavorare e vivere in pace. Solo così si sentirà capace di partecipare alla ricostruzione del suo paese, quando le armi taceranno. Qui, tra le lezioni e i turni, ha trovato una famiglia di amici provenienti da tutto il mondo, anime gentili che condividono il peso della lontananza da casa.
Le ore nella cucina del ristorante sono una carezza per Vira. Come amava stare ai fornelli con la mamma in Ucraina, così oggi si ritrova a ripetere i suoi gesti, scoprendo gusti e ricette che rinnovano la sua passione. Il cuore di Vira pulsa di speranza e determinazione, lo si sente distintamente quando manda giù un pensiero di malinconia e chiama l’Italia “casa”.