Hanno piantato l’arachide per prima. Nutre e protegge la loro terra, rendendola fertile. Dopo un mese è il tempo di mais, fagioli o sorgo. Abdoul e suo padre aspettano la stagione delle piogge come la manna. A Tenkodogo prima e a Titao poi. Sì, c’è un prima e un dopo nella loro vita, come in tutte le storie. Da quando nel 2015 i jihadisti hanno portato terrorismo e cieca violenza, un’ombra scura soffoca il paese con la paura e la morte. Quasi la metà del Burkina Faso è nelle loro mani e al loro passaggio razziano tutto: giovani e bambini per farne soldati, donne per i loro harem, ma anche animali e raccolti. Il mondo sembra non accorgersi. Abdoul non può farlo, suo fratello è morto. Segue le notizie sul telefonino ogni giorno per sapere dove e quando si espande la macchia torbida. Tenkodogo ormai non è più sicura e, come altri milioni di burkinabé, si spostano a cercare nuova terra. I terroristi dal Mali, dal Niger e da tutto il Sahel, in continue lotte interne, compiono violente incursioni verso sud.
Scappa anche Abdoul. Vuole una vita normale, senza avere costantemente la morte negli occhi. Passa dal Niger ed entra in Libia, dove per cinque mesi imbianca le case eleganti dei pochi libici che stanno tranquilli. Fuori dai palazzi è peggio di una giungla. Il paese è spaccato a metà e nessuno si sente al sicuro.
Tutti i cittadini sono armati e chi si muove come per andare e tornare dal lavoro rischia assalti e furti da chiunque.
Raggiunge allora la Tunisia. Dopo cinque mesi, però, capisce che i paesi arabi non sono fatti per quelli come lui, non ci sono prospettive. Così decide e il 20 dicembre 2022 parte. Non capisce bene cosa lo aspetta, sa solo che dopo venti ore arrivano in Italia tutti sani e salvi e sa anche che questo è un miracolo. In pochi giorni si ritrova condotto in un centro a Milano. È più forte di lui, non smette di scrollare le notizie dei social che giungono dal Burkina. Si informa sempre sulle condizioni del paese e dell’Africa tutta. E prova dolore, tanta rabbia e una costante preoccupazione per i suoi.
Impara l’italiano e ricomincia la sua vita quando Cometa gli propone un lavoro come posatore. Non vede l’ora perché vuole togliersi la morte dagli occhi, vuole sorridere di nuovo e sempre. Qui vive e respira, l’aria è molto fredda, i colori sono sconosciuti, ma ha trovato altra terra dove raccogliere nuova speranza: “Italia buona!”