Ella è scappata due volte. L’inizio degli scontri in Crimea nel 2014 l’ha strappata dalla sua città natale. Ha riparato a Černivci, a quaranta chilometri dal confine rumeno, con suo marito e i loro due bambini, Caterina e Ivan.

 

La piccola Vienna, così la definiscono le guide turistiche. Černivci è una cittadina con un fascino e una storia antica. Un centro storico elegante, una prestigiosa università. Sembrava il posto ideale dove riprendere una vita normale. Ora è il più importante crocevia per chi va e viene tra l’Ucraina e l’Europa, dove si ammassano decine di migliaia di profughi interni. Negli anni era diventata famosa anche per essere la città delle badanti, luogo di provenienza della maggior parte delle donne che si occupa dell’assistenza degli anziani nelle nostre città europee. La suocera di Ella è una di queste e abita in Italia da tanti anni.

Quando la guerra feroce rincorre la famiglia di Ella, è tempo di scappare anche da Černivci e raggiungere la suocera in Italia. Ella ne parla con un certo cinismo, ha il tono disincantato di chi ha visto di tutto nella sua vita, il peggio dell’umano. Ma ha solo venticinque anni.

 

La sua voce rassegnata prende a vibrare quando dichiara la sua grande nostalgia. Il mare, quello sì che le manca. Quello chiamato Mar Nero, per lei ha solo sfumature che vanno dal verde acqua al ceruleo. È lì che ha insegnato ai suoi figli a nuotare. Lo ha fatto con tanti altri bambini nel suo mestiere di istruttrice di nuoto. Ed è una mancanza che non trova pace.

 

Tutto il resto, da quando è in Italia, è un racconto di cose belle. Il corso di italiano ha offerto amicizie e relazioni. Ha trovato un impiego, sbarazza i tavoli, porta le bibite e sta al pass della cucina. Ci sono giorni che il lavoro è più pesante, altri che corre spensierata. Grazie a questa opportunità può occuparsi dei suoi bambini, che vanno a scuola e conoscono una vita senza la paura della guerra. In estate ha visitato con loro la Spagna e li ha portati in Riviera a rivedere finalmente il mare.